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Il TAR da ragione ai privati ......e al PD

Grazie all’inerzia dell’amministrazione in carica, a Modica il piano regolatore vige a macchia di leopardo. Un breve antefatto per comprendere meglio i termini della questione. Con delibera del commissario ad acta, nel 2013 veniva adottato il piano regolatore e lo si trasmetteva alla Regione per l’approvazione. Trascorso il termine di legge di 270 giorni, le norme del piano adottato cominciarono ad essere efficaci tant’è che la giunta municipale con delibera n. 121 del 19.05.17 ne prese atto. Del tutto inaspettatamente, però, con proprio decreto del 27.12.2017, n. 214, il Dirigente Generale del Dipartimento Regionale dell’Urbanistica approvò definitivamente la variante generale del P.R.G. di Modica, ma modificò sostanzialmente il piano adottato, destinando a zone E di verde agricolo tutte le zone aventi destinazione diversa da quelle A1, A2, A3, A4, B0, B1, Br1. In pratica, quasi tutte le aree destinate alla realizzazione di abitazioni, sia in città che nelle frazioni, tutte le aree previste per insediamenti commerciali ed artigianali e quasi tutte quelle funzionali alla realizzazione di opere pubbliche furono cancellate e sostituite da una immensa zona agricola, estesa sulla quasi totalità del territorio comunale. Inoltre, erano classificate agricole non solo le zone non ancora edificate, ma anche quelle già urbanizzate. Come Pd all’epoca denunciammo che di fatto la Regione aveva espropriato il Comune del suo potere di disciplinare sul piano urbanistico il proprio territorio e che ciò danneggiava immensamente la Città ed invitammo l’amministrazione a fare ricorso al T.A.R.. Il Sindaco Abbate, invece, sulla base di teorie normative vigenti solo nella sua fantasia, rinunciò alla presentazione del ricorso alla giustizia amministrativa, promettendo in tempi brevissimi un altro piano regolatore più adeguato alle effettive esigenze del territorio. Alcuni privati, invece, molto più avveduti dell’amministrazione e molto meno adusi a dare credito alle sue mille promesse, presentarono ricorso per gli effetti nefasti che il piano approvato dalla Regione comportava sulle loro proprietà. Oggi il T.a.r. ha dato loro ragione, confermando tutto quanto da noi denunciato ed annullando il decreto della Regione nella parte relativa a dette proprietà. Così, per le proprietà dei ricorrenti si applica la disciplina del piano originario, e quindi quando queste erano state definite edificabili lo sono ridiventate, mentre per il restante territorio comunale e per tutti gli altri cittadini rimane la zona agricola voluta dalla Regione. Insomma, una disciplina urbanistica simile al vestito di Arlecchino, mentre del nuovo piano regolatore promesso non si vede nemmeno l’ombra. Di tutto ciò unica responsabile è l’amministrazione Abbate. Se essa avesse fatto ricorso, lo scempio di un territorio totalmente bloccato, di cittadini ed imprese impossibilitati a realizzare case ed insediamenti produttivi, di casse comunali private delle entrate degli oneri concessori, oggi avrebbe avuto la sua giusta fine. Ed invece no. Il fatto è che il Sindaco a parole si dichiara a favore dei cittadini, ma al momento del dunque, quando si tratta di difendere davvero gli interessi della collettività e del territorio, anche rivolgendosi quando serve alla giustizia, non solo li lascia sempre soli, ma li costringe pure a subire enormi danni, che fiumi di parole e di promesse non bastano e non basteranno mai a soddisfare. Così è accaduto per il piano regolatore, così è accaduto per l’impianto di biomassa a Bellamagna: quante volte deve ancora accadere?