Quello che le apparenze non dicono

Alla cittadinanza

Ignazio Abbate si è insediato a sindaco di Modica nel mese di Giugno del 2013. Dalla precedente Amministrazione ha ereditato un Piano di riequilibrio e 64 milioni di euro presi a «mutuo» presso la Cassa Depositi e Prestiti. A fronte degli enormi sacrifici compiuti, entrambi i provvedimenti erano stati ritenuti necessari per evitare il dissesto dell’ente. Il Piano di riequilibrio serviva a ripianare in 10 anni la quota di disavanzo contabilizzata a fine 2012; i 64 milioni avrebbero dovuto azzerare i debiti contratti entro il 31 dicembre 2012. Sin dal primo giorno di sindacatura, Abbate ha criticato entrambe le scelte, negando che la situazione dell’Ente fosse critica e rassicurando i cittadini del contrario. Epperò ha rimodulato più volte il Piano di riequilibrio, aggravando vistosamente la situazione debitoria. Sul versante della somministrazione del mutuo ha compiuto un uso improprio dei 64 milioni, non avendo rispettato i tempi di pagamento, l’ordine cronologico e impiegando parte della somma per mascherare la scopertura bancaria. Ha omesso, infine, di pagare molti creditori in lista di attesa da anni sin ché, nel 2014, la Cassa Depositi e Prestiti lo ha obbligato a restituire 14 milioni in quanto non erogati a termini di legge. Ovviamente il Comune è stato anche sanzionato col pagamento di quasi 300 mila euro di interessi. Successivamente ha assunto alcune impegnative decisioni che certamente graveranno sulle future amministrazioni. In particolare ha costituito una enorme mole di debiti fuori bilancio. Si pensi che solo in sei anni (2014, 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019), limitatamente ai consumi energetici, ha contratto debiti fuori bilancio per 17 milioni di euro. Oggi sono costretta a riferirne solo importi stimati perché, violando ogni legge in materia di accesso agli atti, ha impedito a me e ad altri consiglieri di visionare i documenti ufficiali dell’Amministrazione. Il sindaco avrà modo di contestare questa mia affermazione ma dovrà farlo con dati fondati su documenti ufficiali ispezionabili da tutti. Non con numeri, come spesso avviene, costruiti su basi aeree. Ci dica lei, signor Sindaco, qual è il reale ammontare dei debiti fuori bilancio in materia di consumi energetici nel decennio (che si contrarrà probabilmente in novennio) del suo mandato. Altro aspetto dolente è costituito dalla scopertura bancaria passata dai 7 milioni di euro registrati nel 2012, agli odierni 18 milioni con picchi di 20 e un costo complessivo, in termini di interessi, di 4 milioni e mezzo. Abbate ha sempre negato e si è vantato di aver fatto tanto per la città. Nel 2020 però, compie, e non è il primo, un passo falso: chiede un’ulteriore «anticipazione di liquidità» di 44 milioni alla Cassa Depositi e Prestiti in base a un interminabile elenco di fatture maturate tra il 2014 e il 2019, anni proprî del suo primo mandato. Anche questa volta alcuni dei creditori non sono stati pagati, per cui è stato costretto a restituire ben otto dei 44 milioni acquisiti. Tra gli atti di minuta gestione si registrano il parossismo delle scerbature invernali, l’illuminazione e l’asfaltatura di mulattiere, l’espianto non sostituito di alberi e tant’altro. Mai un’opera programmata che riguardasse i problemi quotidiani della città: il depuratore ad esempio, che sversa reflui inquinanti e tossici per la salute umana, la rete idrica che è un colabrodo, la gestione discutibile dei rifiuti urbani, i consumi energetici spaventosi e la programmazione territoriale inesistente. Per finire in bellezza prima della «scontata» elezione a consigliere regionale, così si esprime il peggiore degli amministratori del mondo, il sindaco decide di accedere al Fondo di rotazione di cui all’articolo 53, comma 3, del decreto legge 14 agosto 2020, n. 104. Chiede, in altri termini, un ulteriore prestito che, secondo lui, definisce: «una importante opportunità di acquisire nuova liquidità con cui perseguire più efficacemente i propri obiettivi di risanamento finanziario». Non gli sono bastati 37 milioni di prestito per i debiti contratti dal 2013 al 2019, gli 11 milioni in più di scopertura bancaria, l’enorme mole di debiti fuori bilancio, gli 11 milioni ricevuti in forma di aiuto da parte dello Stato per aver peggiorato il disavanzo al 2019 e i 10 milioni ricevuti per coprire le minori entrate determinate dalla pandemia. Quanto deve costare ai modicani questa interminabile campagna elettorale di Abbate? Ci si rende conto che fra sei o sette mesi, quando scadrà il suo mandato, chiunque verrà al suo posto avrà un còmpito ingrato, oltre che difficile, da compiere? Si dovranno individuare i debiti fuori bilancio, fare i conti delle spese inutili e, infine, procedere al relativo risanamento. Tranne a muovere, i motori al massimo dei giri, verso la dichiarazione di dissesto. Ad ogni buon conto, l’importo massimo conseguibile dal Fondo di rotazione è di 300 euro per abitante, ossia di 16.500.000,00 euro. Tale somma, ove conseguita, va ovviamente, restituita. Facciamo due conti, a conclusione di questa riflessione, per costruire un’idea sommaria dei debiti più recenti. I soldi acquisiti ai sensi del decreto legge n. 35/2013 comportano l’esborso annuo di 2.711.729 euro. A tale somma va aggiunta la rata annuale per i soldi accreditati ai sensi del decreto legge n. 34/ 2020 (prestito Abbate) di circa 1.300.000,00 euro. Si superano, dunque, i 4 milioni all’anno che, si badi, vanno addizionati alla quota degli interessi per la scopertura bancaria, alla rata (sempre annuale) di circa 700.000,00 euro per mutui pregressi e alla quota di cui si è perso il conto per i debiti fuori bilancio che, in qualche modo, dovranno onorarsi. Per non parlare dei decreti ingiuntivi e delle diffide di pagamento che sono talmente numerosi che sarebbe preferibile determinarli, più che numericamente, a peso. A questo impegnativo gravame vanno aggiunti un milione e settecentomila euro all’anno, per i prossimi dieci anni, al fine di restituire il contraendo mutuo col Fondo di rotazione. In totale e solo per i debiti più appariscenti non basteranno 9 milioni di euro all’anno. Ovviamente il futuro sindaco si troverà innanzi a un dilemma: pago i debiti e lascio il personale senza stipendio o pago gli stipendi e avvio il Comune al dissesto? Tutto ciò perché Abbate ha anteposto e continua ancora oggi ad anteporre i propri obiettivi elettorali al bene della città. Alla base di tutto si staglia la distinzione giuridica tra anticipazione di liquidità e debito, nei fatti annullata dalla pratica di ampliare in modo fittizio le entrate comunali. Da qui la mia affermazione, in sede di dibattito comunale, che le anticipazioni cosiddette di liquidità costituiscono a tutti gli effetti un vero e proprio debito strutturale. E tutto ciò senza tener conto degli impegni di pagamento disattesi dal sindaco Abbate e, comunque, amaramente presenti nel Piano di riequilibrio.
Ivana Castello Consigliere comunale del PD