Breve storia triste

Breve storia triste

Superficialitá, mancanza di trasparenza e di accesso agli atti, strapotere della maggioranza, sono solo alcuni aspetti che caratterizzano questa legislatura e che la Castello prova a sintetizzare nell'ultima seduta consiliare.


Ivana, via Castello 2021 Il Consiglio comunale scorso è stato… indimenticabile Il Consiglio comunale del 2 febbraio u.s. è riuscito a rendermi allegra. Periodicamente una pausa di leggerezza è necessaria. Senza esagerare, ovviamente. Dopo il regolare appello per fissare le presenze e verificare il numero legale, la discussione è stata avviata con un mio intervento. «Signor Presidente,» ho detto rivolgendomi alla Consigliera Minioto, «prima di cominciare le trattazioni desidero informare il Consiglio di un fatto di sicuro interesse». La Presidente è rimasta un tantino perplessa ma si è subito ripresa. « Consigliera Castello, » ha risposto « lei non può compiere alcun intervento che non sia stato preventivamente programmato ». Ho insistito, naturalmente: « Non si tratta, presidente, di una nuova interrogazione, vorrei solo informare i consiglieri di un fatto che potrebbe interessare tutti, cittadinanza compresa» esclamai. « D’accordo, parli» è stata la risposta. « Un anno fa » esordii « interrogai l’Amministrazione su alcuni lavori in corso lungo la scalinata di via Castello. In particolare si era insorti da più parti per la costruzione di una passerella, nientemeno in calcestruzzo. Mi fu risposto che sarebbe stata rimossa appena i lavori fossero terminati e che si sarebbero conclusi da lì a qualche mese. Ieri ho potuto constatare che la passerella è ancora al suo posto. C’è qualcuno in questo Consiglio che possa chiarirmi le ragioni di una così lunga permanenza? Non mi sembra, a quanto mi è stato detto, che sussistano attività edilizie in corso. Grazie. » Nel Consiglio si fece un subitaneo silenzio. Sopratutto echeggiava l’ultimo quesito: « C’è qualcuno in questo Consiglio che possa chiarirmi le ragioni di una sì lunga permanenza? » Il silenzio fu percorso da un filo di smarrimento. Come a dire: Chi risponde ora? S’alzò, un po’ disorientato, l’Assessore Belluardo. Si guardava intorno, l’occhio àtono. « Rispondo io » disse e la Presidente gli fece eco contenta: « Risponde l’assessore Belluardo ». L’assessore era un po’ sconcertato: « Consigliera Castello » è sembrato volesse dire « io non so nemmeno dov’è la via Castello; o se lo so, non so se vi permane la passerella in calcestruzzo. Prendo nota della sua interrogazione. Servirà per informarmi (presso gli ufficî) se la scivola effettivamente permane e per quali ragioni. Le farò sapere al più presto». A questo punto è intervenuta, autorevole, la presidente, ma solo per autorizzarmi a parlare. Ho ringraziato l’assessore Belluardo e ho ripreso le mie peregrinazioni verbali. «Signor Presidente, se ricorda, un anno fa presentai interrogazione in merito ai 44 milioni ottenuti dalla Cassa Depositi e Prestiti, si era nel 2020, per pagare debiti scaduti entro il 31 dicembre 2019. Chiesi di conoscere quali fossero tali debiti e in particolare chi fossero i creditori, i servizi o i beni che avevano fornito e il relativo importo. Naturalmente, non voglio essere polemica, non me ne fu permesso l’accesso. Si tergiversò per qualche mese, sino a quando non reiterai l’istanza. Ulteriore melina ma in un Consiglio mi rispose il Sindaco: persona affabile: non fatico a riconoscerlo; che sa il fatto suo: lo so bene; ma che tira dritto per i suoi obiettivi. « Consigliera Castello, » mi disse, « la sua richiesta è legittima » (Quest’espressione lui non si sognava di dirla manco morto e non la disse, ma scoprii che era implicita nel suo discorso.), « però oggi questi dati non li abbiamo. Quando termineremo di pagare, forniremo i documenti della manovra a tutti i consiglieri che li chiederanno». La conferma implicita sta proprio in questa affermazione, poiché se quanto da me chiesto si può dare e si darà a tutti i consiglieri, evidentemente la mia esigenza, secondo il suo giudizio, è legittima. « Stasera io chiedo, all’Assessore Ajello » « se sono maturi i tempi per fornirmi i dati. Ho visto che l’Amministrazione ha pagato 37 milioni di debiti, ne restano 6.700.000,00, per cui penso che i tempi siano maturi. Per altro mi è sorto un ulteriore quesito: i pagamenti andavano effettuati entro un termine ormai abbondantemente scaduto: come mai permangono impagati 6.700.000,00 euro? ». L’assessore ha chiesto subito la parola e mi ha risposto. « Consigliera Castello, » avvertii che la sua voce era percorsa da un fremito, forse d’affetto, « quanto lei chiese, se ben ricordo, le è stato fornito, poiché le abbiamo dato l’elenco di tutte le fatture connesse all’anticipazione. Altro non le possiamo dare (o concedere: non ricordo, ndr»). Ho rimarcato che avevo chiesto i nomi dei creditori, l’importo dei singoli debiti e i servizî o i beni ricevuti. Ha risposto che questi dati il computer non li contiene e che il solo cercarli sarebbe stato dispendioso per l’Ente. Ha dimenticato che prima dell’avvento del computer qualunque dato si trovava e si forniva e che ora si potrebbe trovare in tempi assai più ristretti. Naturalmente ho chiesto che il mio e il suo intervento fossero verbalizzati e trasmessi alla Corte dei conti per i necessarî controlli. Inaspettatamente ha precisato che i 6 milioni residuali sarebbero stati restituiti alla Cassa Depositi e Prestiti per cui, involontariamente, mi ha offerto un assist per dirle che quei soldi avrebbero dovuto essere impiegati entro termini ormai scaduti! In ogni caso avrebbero dovuto essere restituiti da tempo e, se ciò non è avvenuto, probabilmente è perché sono tenuti in banca per mascherare la formazione di ulteriori debiti. Una siffatta manovra, ho precisato, è vietata dalla legge e, una prima volta, l’abbiamo sperimentata con ben 14 milioni restituiti su ingiunzione della Corte dei conti e della stessa Cassa Depositi e Prestiti. Evidentemente la lezione non è servita. Chiuso questo tema, siamo passati nientemeno alla mia (sempre rifiutata) elezione a membro della quarta Commissione Servizi Sociali. Mancavano alcuni consiglieri della maggioranza per cui il Segretario manifestò l’intenzione di verificare le presenze. La Presidente gli suggerì di procedere alla votazione omettendo la verifica. Il Segretario abbozzò. Il numero legale, a colpo d’occhio, se c’era (grazie anche alla mia presenza) era risicato. Si preparava un plebiscito sul nome di Ivana Castello. Quando avevano votato undici persone, otto erano in mio favore, due si erano astenute e una si era espressa per un altro consigliere. Innanzi a questo successo mi sarei sciolta in lacrime. Ero già in crisi. Accetto? Non accetto? Al momento però della conta delle presenze, da un puntino buio dello schermo è apparsa la Consigliera Puglisi, sino a quel momento ritenuta assente. Il Segretario titubò; la titubanza si volse verso l’incertezza ma l’intervento della presidente, che affermava la validità della nuova presenza, lo fece volgere verso lo smarrimento totale. Annegò del tutto quando dissi che l’ingresso mentre è in atto una votazione non dà diritto al voto e men che meno alla conta della presenza. In breve la seduta fu sospesa. La consigliera, per altro, molto gentilmente, aveva votato per me. La seduta fu interrotta per un’ora. Dopo l’ora di riflessione ( e di riposo ) siamo tornati in aula. E’ stata ripetuta la votazione, stavolta in perfetto ossequio alle forme. Sono stata eletta ma, ancora una volta, ho rifiutato. Il sindaco non ha mai voluto capire che la legge è fatta per essere rispettata. Non per essere violata. E non si è accorto, né lui né il Segretario, che a furia di eleggermi periodicamente, ripetutamente si svolge un rituale che consacra la violazione e la mostra a tutti. Anche a chi non ne vuol sapere. Infine è stato introdotto l’ultimo tema: la disciplina della tassa di soggiorno. Si trattava di un’esperienza compiuta nel 2020 e che ora si intendeva proporre per il 2021. L’assessore, la rispettabile dottoressa Monisteri, la presentò in modo laconico. Si tratta di questo. Sino al 2019 tutto l’incasso della tassa di soggiorno è stato acquisito dall’Amministrazione comunale. Innanzi alle lamentele degli imprenditori, si è addivenuti ad un accordo: il Comune incamera solo il ricavo dei primi tre giorni, il restante, relativo ai giorni dal quarto al settimo, non si riscuote. Così è stato nel 2020, e così si intendeva proporre per il 2021. Ho chiesto che mi si illustrassero i risultati, anche economici, del primo anno e mi è stato risposto che erano lusinghieri. Riconoscendo la serietà dell’assessore, le ho chiesto di illustrare i risultati sul piano economico. La risposta mi pervenne in due parole: « Competitività e ristoro ». « Competitività e ristoro sono solo parole », notai «lei deve spiegare i risultati numerici della manovra. Partendo dalle presenze, almeno, del 2018, e dal relativo gettito, deve ricostruire l’andamento delle presenze nel 2019 e nel 2020 e quali risultati sono venuti, sempre numerici, per le casse comunali, nonché in termini di affluenza per gli albergatori. Sui risultati si formula un giudizio e se il giudizio è positivo si può giustificare la ripetizione dell’esperienza nel 2021. » « Credo si debba aspettare l’assessore al bilancio. » è stata la risposta «poiché non dispongo dei dati ». In definitiva non ho avuto niente da ribattere, poiché la risposta era di persona non avvezza ad arrampicarsi sugli specchi. In tutta questa storia restano indelebili due fatti: 1) lo sguardo smarrito del Segretario Generale, quando doveva fare la conta dei votanti per la composizione della quarta Commissione. Mi aveva lasciato presente e, alla conta, non riusciva a trovarmi. Tutto accadde in un attimo: c’ero, sono scomparsa e sono riapparsa. Era smarrito; 2) l’esperienza debitoria che si ripete puntualmente ogni volta che si accende un mutuo (la cd. « anticipazione » di cassa). Nel 2013 correva voce (la promosse, involontariamente, lo stesso sindaco) che i creditori quando lo vedevano, fuggivano sicché restarono soldi in cassa: i 14 milioni che poi abbiamo restituito; oggi (siamo nel 2021) la somma si è ridotta quasi proporzionalmente. Allora ci mutuarono 64 milioni e ne restituimmo 14; oggi sono solo 44 e ne restituiamo 7. Non ho potuto capire, sia prima che dopo, le ragioni per cui parte dei debiti, allora e oggi, sono rimasti impagati. O meglio: mi domando se quelli impagati nella prima tornata, i 14 milioni, esistevano o non esistevano affatto. E lo stesso quesito si pone per i 6 milioni e settecento mila euro: sono debiti insoluti o somme pervenute solo per il buon cuore della Cassa Depositi e Prestiti? Forse qui giace il vero motivo per cui l’Amministrazione mi ha rifiutato i dati più volte richiesti. Ivana Castello Modica, 6 febbraio 2021