USCA

Non si USCA un tampone

Era abbastanza prevedibile che il ritorno della stagione invernale e le feste di fine anno avrebbero comportato un aumento dei contagi da Covid-19. La scoperta di diverse settimane fa della velocità di trasmissione della variante “omicron” non ha fatto altro che trasformare questa prevedibilità in una certezza. Prevedibile certezza per tutti tranne per chi, l’autorità sanitaria regionale, chiamata a programmare le dovute azioni per fronteggiare l’emergenza ha invece ritenuto di percorrere altre vie. E le altre vie sono state quelle di smantellare progressivamente il sistema degli hub vaccinali riducendone il personale costringendo così gli utenti volenterosi a file interminabili ed eliminando pure la possibilità di poter fare tamponi a tutto favore delle farmacie private che si vedono prese d’assalto. Nessun potenziamento si registra nell’Usca, l’unità chiamata a monitorare i positivi al Covid e i loro contatti con la conseguenza che in questi giorni di picco di contagi la situazione è fuori controllo. Sono infatti parecchi i casi di soggetti, già positivi, che decorso il periodo di quarantena previsto dalla legge attendono invano il secondo tampone molecolare per sapere come regolarsi e che di fatto sono “prigionieri sanitari” perché l’Usca non riesce a gestire la tempistica prevista dalla legge. Altra sorte, ma non meno infelice, spetta a coloro per i quali viene riscontrata una positività tramite un tampone rapido: i tempi d’attesa prima che l’Usca intervenga e provveda a monitorare anche i contatti stretti del presunto positivo sono biblici. Il positivo in attesa di verifica Usca è un prigioniero sanitario in cella di isolamento perché se prima non scatta l’ufficialità non parte il corredo di servizi quali il ritiro dei rifiuti e l’assistenza per l’eventuale procacciamento dei beni di prima necessità. Sarà una novità per l’autorità sanitaria ma i soggetti positivi al Covid non perdono il vizio di nutrirsi. Per i parenti conviventi con il soggetto positivo “in attesa di giudizio” Usca, invece vige un regime di libertà limitato solo dal loro senso civico perché la quarantena, pure obbligatoria, non è formalmente sancita da alcun provvedimento. E ciò con gravi rischi per l’intera collettività. Serve infatti a ben poco ai fini della prevenzione dei contagi effettuare un tampone molecolare a un convivente di soggetto positivo dopo una settimana o più dalla prima segnalazione se detto convivente, non destinatario di alcun provvedimento formale, ha potuto circolare liberamente per il territorio senza che fosse stato monitorato il suo stato di salute. Argomento a parte, che omettiamo di considerare, sono i casi di scavalco nell'ordine di gestione delle segnalazioni che pure ci son pervenuti ma che riteniamo certamente infondati perché effetto della confusione e del senso di inefficienza che si percepisce nella collettività. Andrà pure peggio se il governo ridurrà i tempi della quarantena per i vaccinati: senza adeguati potenziamento delle risorse di personale, una riduzione delle tempistiche di legge per ciò che riguarda le verifiche avrà lo stesso effetto di una grida manzoniana ossia di una norma, magari ottima nelle intenzioni, ma priva di effetti concreti. Chiediamo quindi che l’Asp rinforzi immediatamente l’Usca consentendogli di svolgere al meglio i delicati compiti di cui è titolare e che oggi sono fondamentali per fronteggiare l’emergenza in corso e che allo stesso tempo faccia presente all’assessore regionale alla sanità, qualora non se ne sia ancora accorto, che l’epidemia da Covid è tuttora in atto. Assistere dopo due anni dall’inizio dell’epidemia a questa sorta di improvvisazione e di pressapochismo è letteralmente sconcertante. Ezio Castrusini Partito Democratico Circolo di Modica